Disturbi del sonno

I disturbi del sonno racchiudono una serie di condizioni in cui il ritmo sonno-veglia risulta alterato e non soddisfacente, tanto da determinare marcate conseguenze fisiche, mentali, emotive e sociali che compromettono il normale funzionamento diurno. Il sonno insufficiente e/o non ristoratore, infatti, può interferire con la qualità della vita e il benessere in chi ne è affetto.

Tra i disturbi del sonno possiamo annoverare il disturbo da insonnia, il disturbo da ipersonnolenza, la narcolessia, i disturbi del sonno correlati alla respirazione, i disturbi dell’arousal del sonno REM, la sindrome da gambe senza riposo e il disturbo del sonno indotto da sostanze/farmaci. Il più comune è l'insonnia, caratterizzata da difficoltà ad addormentarsi ed iniziare il sonno, difficoltà a mantenerlo per frequenti risvegli e/o difficoltà a riaddormentarsi, risveglio precoce al mattino con conseguente difficoltà a riaddormentarsi. Ciò determina anche sintomi diurni, tra cui fatica, irritabilità, sonnolenza, disturbi dell’umore e difficoltà di apprendimento/memoria.

Tale sintomatologia non va assolutamente sottovalutata in quanto le conseguenze possono essere anche piuttosto gravi. La persona che soffre di insonnia può essere facilmente irritabile e quindi iniziare a riportare problemi sul lavoro, a scuola e in famiglia. Allo stesso modo la sonnolenza diurna può portare ad incidenti, malumori, difficoltà lavorative e relazionali. Questo disturbo inoltre, se non trattato, comporta un diminuito apporto di sonno per periodi prolungati della vita e di conseguenza favorire la comparsa di diverse patologie anche gravi, come malattie cardiovascolari, dismetaboliche (diabete e/o obesità) e patologie psichiatriche (ad es. depressione ed ansia).

Tra i fattori che possono contribuire all’insorgenza del disturbo, vi sono eventi stressanti, problemi fisici, inadeguata igiene del sonno e fattori ambientali. Rispetto al sesso femminile talvolta l’insonnia può insorgere in concomitanza della menopausa, mentre in tarda età è spesso associato ad altre condizioni mediche e di salute.

Il disturbo è poi mantenuto dalle preoccupazioni relative alla propria insonnia che attivano e alimentano l’ansia e dai comportamenti di scarsa igiene del sonno o cattive abitudini che incidono sulla qualità del riposo. Ad esempio i sonnellini pomeridiani, anticipare l’ora di addormentamento, frequenti e ripetuti cambi di luogo e di orari o il consumo di alcolici e caffeina sono tentativi di soluzione che in realtà peggiorano il problema. Provare a compensare la perdita di sonno insieme ai pensieri negativi che generano ansia, come la paura di non riuscire a dormire, non fanno altro che alimentare un circolo vizioso che mantiene l'insonnia nel tempo.

La terapia ritenuta più efficace è il Trattamento Cognitivo-Comportamentale dell’insonnia (CBTi – Cognitive-Behaviour Therapy for insomnia), un intervento psicologico basato sia sui modelli psicofisiologici di regolazione del sonno sia sui modelli eziologici dell’insonnia e agisce sui fattori comportamentali, fisiologici e cognitivi di mantenimento del disturbo.

Le strategie terapeutiche consistono nell’estinguere le associazioni disfunzionali e nell’instaurare associazioni che favoriscano il sonno, modificare le convinzioni e le aspettative che alimentano il disturbo, incrementare l’accumulo di sonno, modificare abitudini e comportamenti in base a principi e regole razionali rispetto alla fisiologia del ciclo sonno veglia.

Attraverso tali tecniche è possibile migliorare la qualità del sonno, aumentandone la durata, la continuità e l’efficienza, ridurre il disagio emotivo, cognitivo e sociale che caratterizza la veglia, ripristinare il senso di controllabilità del proprio sonno, eliminare abuso e dipendenza dai farmaci. In conclusione, la persona migliora il proprio benessere.